Arrestati i due presunti scafisti dell’imbarcazione ribaltatasi al largo di Lampedusa il 12 luglio scorso, provocando sette dispersi e la morte di un bambino di 4 anni. La polizia ha arrestato il 19 luglio due presunti scafisti dell’imbarcazione di migranti partita dalla cittadina tunisina di Sfax e che il 12 luglio scorso si è ribaltata al largo di Lampedusa provocando sette dispersi, di cui tre adulti e quattro minori, e la morte di un bambino di 4 anni.
Il gruppo era stato soccorso dalla nave “Dattilo” della Guardia costiera mentre trasportava 500 migranti dall’hotspot di Lampedusa a Reggio Calabria, ma per il piccolo, in viaggio con la madre, non c’è stato niente da fare.
In manette due giovani cittadini della Sierra Leone La Squadra mobile reggina ha arrestato due giovani della Sierra Leone di 20 e 19 anni, rispettivamente Mohamed Jor Ginho Cissay e Joseph Konteh, per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e morte come conseguenza dello stesso reato.
Nei confronti dei due, il gip Irene Giani ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare su richiesta del procuratore Giovanni Bombardieri e del sostituto Federico Sardegna.
In Calabria, con la nave “Dattilo”, sono arrivati 810 migranti di origine centro-africana, una parte dei quali (500) provenienti dall’hotspot di Lampedusa e circa 300 tratti in salvo durante la navigazione. Tra le persone soccorse, quando l’unità navale era salpata dall’isola, vi erano alcuni naufraghi individuati nel tratto di mare tra Lampedusa e le coste della Tunisia.
Scafisti hanno agito «servendosi di una rete più ampia, in sinergia con altri soggetti, operanti tanto sulle coste tunisine quanto sulle coste italiane e incaricati di sovrintendere alle fasi dell’organizzazione della partenza e dell’arrivo», ha scritto il gip nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere.
Stando alle indagini, entrambi i giovani della Sierra Leone sono ritenuti gli scafisti che hanno guidato l’imbarcazione ribaltatasi il 12 luglio al largo di Lampedusa. Mentre il primo, Mohamed Jor Ginho Cissay, subito dopo l’arrivo a Reggio Calabria a bordo della nave “Dattilo”, era stato fermato il 13 luglio dalla squadra mobile diretta da Alfonso Iadevaia, l’altro scafista è stato arrestato dalla squadra mobile di Agrigento a Lampedusa dove, per motivi sanitari, era stato accompagnato dopo il naufragio.
I due arrestati sono stati riconosciuti dai migranti superstiti che, con gli investigatori, hanno ricostruito i concitati momenti in cui il barchino si è capovolto.
Secondo il gip Giani, il trasporto dei migranti «è stato assicurato dagli indagati, mediante un’imbarcazione che, per dimensioni e caratteristiche strutturali, era assolutamente inadeguata ad affrontare il tragitto con la moltitudine dei soggetti trasportati (circa 45/50, in modo da precludere ogni capacità di movimento). Tale circostanza era sicuramente idonea, in sé, ad esporre i passeggeri a pericolo concreto per la loro vita o comunque per la loro incolumità», si legge ancora nel provvedimento di arresto.