RIZZICONI “Il racconto della vita di Francesco è un’urgenza per andare oltre la cronaca nera e giudiziaria e restituire alla memoria un fratello, un figlio, un amico, il suo sorriso e la sua gioia di vivere, che sono l’unica vera realtà da non dimenticare”.
E’ con questa premessa che Paola Bottero, ha scritto “Bianco come la vaniglia”, un libro dedicato a Francesco Inzitari, giovane rizziconese scomparso pochi anni fa, a soli 18 anni, per mano della mafia.
Una vittima mai dimenticata Francesco, ricordata anche da don Luigi Ciotti, il fondatore di Libera, durante la manifestazione di domenica scorsa, che ha visto la nazionale azzurra scendere in campo a Rizziconi, per combattere la criminalità.
“Era un ragazzo che amava lo sport, lo sport pulito”, ha detto don Ciotti. Ed è proprio in uno stadio, allo “Juventus Stadium” di Torino, che verrà presentato sabato prossimo il libro a lui dedicato.
“Dimostrando che i valori positivi sopravvivono anche ai peggiori delitti della criminalità organizzata”, saranno anche Nicoletta Inzitari, presidente della fondazione “Francesco Maria Inzitari” e don Pino De Masi, referente calabrese di Libera, a ripercorrere nel romanzo, gli ultimi due anni e mezzo della vita del giovane Francesco.
“La storia che vi voglio raccontare – scrive la Bottero – inizia a fine luglio e termina il cinque dicembre di due anni dopo. È la sua storia. È la mia storia. È la nostra storia”.
Una storia che è rimasta scolpita nell’animo di tutti, che torna alla mente con un nodo in gola, ogni qualvolta si incrocia su un manifesto, lo sguardo dolce e ingenuo di un ragazzo innocente, con tutta una vita davanti, com’era Francesco.
E’ una storia talmente forte e brutale da lasciare senza respiro anche chi non lo conosceva, o chi al contrario, ha voluto approfondire la sua vita, farne parte, per poter omaggiare la famiglia con un racconto che ne mettesse in risalto la purezza.
Una scelta che ha colpito la stessa autrice che a fine stesura ha così commentato:
“L’ho giurato mentre lo scrivevo. Ho continuato a giurarlo mentre andava in stampa. Lo giuro ora, che si è trasformato in un libro reperibile in libreria: non scriverò mai più nulla del genere. Mi ha fatto male, questo romanzo. Un male che è rimasto dentro, che non sono riuscita ad espellere del tutto con la fine del libro. Un male dovuto. Un male sentito. Un male rabbioso. Ora è troppo vivo, quel male, per poter approfondire. Ora è troppo presto. Temo che lo sarà sempre, troppo presto. E troppo tardi”.
Eva Saltalamacchia