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Gioia: la Cgil ha discusso di Porto, lavoro e legalità

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GIOIA TAURO – «La legalità é un insieme di regole, abbiamo bisogno non solo che siano certe, ma anche che siano giuste. Se mettiamo insieme lavoro e legalitá, il risultato é certamente ripartire dal lavoro generando occupazione. Bisogna avere fiducia nello Stato, ma anche rivendicare la giustizia sociale, e questo tipo di iniziative devono servire per due cose: sconfiggere il senso di solitudine e fare una proposta».

Sono queste le parole di Serena Sorrentino, segretario nazionale Cgil, che ha preso parte al convegno di ieri pomeriggio tenutosi a Sala Fallara, dal titolo “Lavoro é legalità”, moderato da Salvatore Larocca.

Tanti gli interventi che si sono susseguiti nel corso della manifestazione, alla presenza tra gli altri, dei lavoratori del porto di Gioia Tauro.

Proprio del porto infatti si é discusso nelle varie relazioni, cominciando con il presidente della Provincia Giuseppe Raffa.

«In un momento di congiuntura internazionale le risorse sono poche, – ha esordito – e in un territorio come il nostro senza infrastrutture, non ci sono le condizioni per salvaguardare neanche quello che c’é».

«Della Calabria non si interessa nessuno, – ha proseguito Raffa – e i calabresi non sono sudditi, devono essere cittadini. Per ciò chi ricopre cariche superiori alle mie non deve preoccuparsi soltanto di chi posizionare in Parlamento.

Io ho partecipato a due tavoli ministeriali sullo sviluppo del porto, – ha aggiunto il presidente – legati anche allo sviluppo ferroviario. Un’azienda statale, (la Rfi) avrebbe potuto fare qualcosa per risollevare le sorti del porto e invece niente, e quel che é più grave é che nessuno ne ha parlato. Quaranta milioni di euro messi al bando e inutilizzati”.

Significativi poi gli interventi di Nino Costantino, segretario Cgil Gioia Tauro, del sindaco Renato Bellofiore e del presidente Asssindustria Andrea Cuzzocrea.

«Le carenze dell’attuale legislazione e l’assenza del ruolo del governo, – ha detto Costantino – non consentono che le aziende confiscate alla mafia diventino modelli di legalità economica capaci di garantire sicurezza sociale, facendo per di più perdere il posto ai lavoratori”.

«É un momento importante questo, – ha invece asserito Bellofiore – per dare sfogo ai tanti lavoratori che hanno subìto di tutto. Il nostro é un porto sfruttato al 10 per cento delle sue potenzialità. Ma ciò che manca é soprattutto interesse da parte delle Istituzioni».

Sulla stessa lunghezza d’onda il pensiero di Salvatore Silvestri, segretario generale dell’Autoritá portuale.

Seduto al tavolo dei relatori c’era infine l’imprenditore Nino De Masi.

«Quello che sta succedendo in questi anni, – ha detto – é un po’ come la Livella di Totò. Non ci può essere differenza tra capitale e lavoro, perché dobbiamo tutti uscire da una situazione di povertà. É giusto riprenderci la dignità di pretendere dagli altri, – ha aggiunto – ma partendo da noi stessi. I soldi pubblici distribuiti a pioggia sul territorio hanno generato solo povertà. Gli sgravi fiscali sono l’unica possibilità di attrarre attività imprenditoriale».

Eva Saltalamacchia

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