“Essere liberi di raccontare la verità è un diritto. Tentare di zittirci è un abuso.”
Ci accusano di essere “contro” solo perché raccontiamo i fatti. Ci bollano come faziosi perché facciamo domande. Ora, con insinuazioni, mezze frasi e silenzi selettivi, si tenta di renderci marginali, isolati. Ma noi non ci pieghiamo e non staremo zitti.
Da mesi, il Comune di Palmi ha interrotto l’invio dei comunicati ufficiali alla nostra redazione. Una decisione tutt’altro che casuale. Eppure, quando si tratta di notizie gradite a singoli amministratori, la nostra mail torna utile e la conoscono benissimo, sui nostri telefoni arrivano richieste e ringraziamenti. Questo doppio standard nella comunicazione istituzionale è una chiara forma di pressione politica.
Si tratta, nei fatti, di un tentativo maldestro di mettere sotto pressione la nostra legttima linea editoriale, con il messaggio implicito: “o ti allinei o resti fuori”. Ma una cosa dev’essere chiara: la linea editoriale non è proprietà di chi governa è un diritto della stampa libera.
Abbiamo, giusto a titolo di esempio, riportato:
- l’aumento dell’IMU per gli immobili della categoria D, deliberato dall’Amministrazione;
- l’incremento della TARI per le utenze non domestiche, nonostante Palmi sia tra i comuni più virtuosi nella raccolta differenziata;
- i debiti e le difficoltà gestionali della Fondazione Varia, esaminando i bilanci pubblici;
- i rallentamenti nei lavori pubblici, documentati e confermati dallo stesso Sindaco;
- la voce dei commercianti sul regolamento per il suolo pubblico, citando le loro istanze e le richieste di confronto;
- le problematiche legate all’inquinamento del mare, riprendendo fedelmente una nota dell’Amministrazione stessa.
Non è schieramento. È cronaca.
E a chi oggi insinua anche sulla nostra storia interna, ricordiamo con trasparenza: l’ex direttore della testata ha scelto liberamente di dimettersi, non condividendo alcune scelte editoriali legate anche alle scelte di sostenibilità del giornale. Nessuna estromissione, nessuna epurazione. Una decisione, quella del direttore, rispettosa e da noi rispettata, certamente non lo è la vostra quando la utilizzate in maniera strumentale.
E poi il paradosso più evidente: mentre si tenta di ridurre il nostro lavoro alle “beghe palmesi”, ci si dimentica — o forse si fa finta di dimenticare — che la nostra testata opera su un territorio molto più vasto, e altrettanto importante, con firme provenienti anche dall’estero. Ovviamente siamo più tempestivi su ciò che accade nelle immediate vicinanze, ma la nostra prospettiva è ampia e pluralista.
Il tentativo di imprigionarci in una narrazione riduttiva e locale serve solo a mascherare l’insofferenza verso una voce che non si piega.
Ma noi non siamo qui per servire nessuno. Siamo qui per raccontare. E continueremo a farlo.
Perché il diritto a sapere è il primo diritto da difendere. Sempre.