Pietro Comito

Con il no di Pietro Comito sfuma la candidatura di un outsider dalle mani libere e dalle idee rivoluzionarie per le prossime amministrative a Vibo Valentia che perde, così, una delle figure più carismatiche ed interessanti per la corsa alla funzione di sindaco per la città che – diversamente da quanto accade di solito – poteva investire un libero esponente della società civile prestato alla politica. Parla di «velleità tramontata – in ragione del passo di lato dei candidati Enzo Romeo e Mimmo Santoro compiuto – per favorire un campo largo del centrosinistra, a patto però che il frontman sia una figura politica». Che tradotto significa, praticamente, l’uscita di scena per Comito e per la sua idea di “rivoluzione ferma ma gentile” in una città che si appresta a vincolarsi nuovamente alle proposte di governance collocate sulle tele tessute dai partiti e da esponenti politici di professione e che, di fatto, ricusa l’occasione della novità senza adattamenti – «che non accetta compromessi» ha sottolineato lui – che tipizzano gli equilibri della politica old style. «Ma Vibo, per questo, non è pronta. Forse un giorno lo sarà, ma quel giorno non è prossimo» ha aggiunto il giornalista in un’amarissima quanto lucida narrazione social – che, secondo le intenzioni dello stesso Comito – non è da interpretarsi come resa quanto più presa d’atto che la resistenza di talune strutture partitiche endogene alla città è più viva che mai e che il cambiamento proposto dagli outsider, forse, spaventa. Tutto, quindi, secondo la regola aurea della filosofia gattopardiana del “tutto cambi affinché nulla cambi”? Si starà a vedere, in fieri. Intanto non è mancata la stoccata sibillina: «torno a lavoro. Gagliardo come sempre. Miserabile, ma nobile. Felice di ciò che sono. Felice di aver giocato pulito e di non aver mai tradito ciò che ho scelto di essere nella vita». Una uscita di scena che farà certamente discutere, quella di Pietro Comito, ritrovatosi ultimamente al centro dell’attenzione nell’esercizio della sua professione, con riferimento al recente servizio della trasmissione “Le Iene Inside”, per la reprimenda impartita da monsignor Filippo Ramondino nel corso di una severa omelia domenicale – nella quale è stato richiamato il passaggio dedicato alla strumentalizzazione dei simboli e dei riti religiosi con lo scorrere, in puntata, di alcune brevi immagini di repertorio incentrate sulla tradizione delle “affrontate” – diventata, in poco tempo, virale sui social e sulla quale il conduttore ha voluto calibrare le proprie riflessioni.