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Tirocinanti ministeriali calabresi: «Dopo lunghi tirocini, lasciati a casa da oltre un anno»

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«Il mancato sostegno della classe politica (locale e non) e la depressione che diventa più incessante nello stare senza lavoro e senza alcun contributo economico. Sperare pertanto nell’aiuto di qualche famigliare (se lo si ha) e forse convincersi che forse qualcosa si è davvero fallito nella propria vita lavorativa. Non è per nulla piacevole scrivere articoli e sbandierare il proprio dramma personale e sociale, ma quando ti accorgi che nella tua vita qualcosa non torna, dopo le iniziali domande che girano per la mente e senza risposta, diventa sempre più legittimo lasciarsi andare a quel grido di dolore e di pianto sperando che sia consolatorio ma invece non lo è nei conti dei fatti».

È il grido di allarme dei tirocinanti ministeriali calabresi, da mesi a casa senza alcun sostentamento economico e bloccati in una procedura procedura concorsuale che stenta e decollare.

«Nello scrivere questo articolo si è già consapevoli dell’ilarità e nell’offensività dei commenti di qualsivoglia lettore, in tal senso torna più che utile la locuzione “chi è senza peccato scagli la prima pietra”. Questo intro sintetizza la situazione dei circa 1956 tirocinanti Calabresi Ministeriali, che per anni hanno prestato tirocinio presso le varie unità Ministeriali dell’intero territorio calabrese (Giustizia,Miur,Mic) percependo un contributo mensile di 500 € e con cui cercare di tirare alla meglio avanti anche se trattandosi di tirocini e non di veri rapporti di lavoro, non si aveva alcun diritto contributivo e previdenziale trattandosi di una vera e propria forma di schiavitù nei conti dei fatti.

In questi anni si è cercato dei sensibilizzare l’opinione pubblica e soprattutto politica su questo vero e proprio dramma sociale ma a a parte i risultati nulli, sono sopraggiunte solo promesse nelle varie campagne elettorali da parte di silenti esponenti politici, in cerca soltanto di un largo consenso politico e per le promesse macinate precedentemente e lautamente, chi si era visto si è visto. Dopo anni di manifestazioni, un punto di svolta è stato quel pacifico sit-in dei tirocinanti calabresi dell’aprile di un anno fa nel segno di quel diritto al lavoro chiesto da anni e nella speranza di una contrattualizzazione vera e propria, in occasione del Consiglio regionale straordinario che si svolgeva a Reggio Calabria, in presenza di Carlo Tansi, venivano professate le parole qui riportate dal responsabile nazionale di Forza Italia per il Sud Francesco Cannizzaro riguardo appunto la questione dei tirocinanti calabresi stessi. “Questa battaglia non deve avere colori politici – affermava il deputato azzurro – . Io sono qui per rispetto dei lavoratori, ne conosco tanti e conosco il loro impegno, so bene quanto la loro figura sia importante. Sono venuto a comunicare che ci sarà un tavolo col Ministro Brunetta e Carfagna dal quale dovrà necessariamente uscire una strada di percorrere. Che sia una legge o un iter, io non posso dirlo ancora, posso promettere di impegnarmi a fondo sulla vicenda”.

Impegno confermato in ottica di risoluzione positivamente della vertenza anche da parte dell’ attuale presidente della regione Calabria e allora deputato per Forza Italia ossia Roberto Occhiuto. Impegno che si è tramutato nell’ elaborazione di un bando di concorso per la categoria dei tirocinanti ministeriali per una contrattualizzazione a tempo determinato di 18 ore, rimesso al Formez, le cui procedure concorsuali che dovevano terminare nel settembre di quest’anno, hanno subito un brusco e ingiustificato rallentamento a discapito appunto della categoria dei tirocinanti Ministeriali calabresi stessi, lasciati a casa dopo anni di servizio svolto in qualità di tirocinanti e a cui si ricollega lo stato d’animo da non sottovalutare di queste persone e che è stato riportato all’inizio di questo articolo.

Il quesito conclusivo di questo articolo è il seguente: per quale motivo il Formez non ha ancora pubblicato le date per concludere l’iter concorsuale dei 1956 Tirocinanti Ministeriali Calabresi che sono da oltre un anno a casa e senza alcun sostentamento economico? Per quale motivo nessun esponente politico (di qualsiasi appartenenza sia) non solleva la questione nelle sedi competenti della capitale cioè a Roma? Gentile presidente della regione Calabria Roberto Occhiuto, perché rimane inerme al grido disperato di aiuto di questi figli della vostra stessa terra? In attesa di risposte, seguiranno aggiornamenti».

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