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Rosarno, intervista al sindaco sull’emergenza migranti

La questione migranti è al vaglio dell’amministrazione di Rosarno. Il sindaco Giuseppe Ida’, assicura che saranno tutelati gli interessi dei cittadini e che si lavorerà anche per garantire condizioni abitative dignitose per i braccianti stranieri.
“Abbiamo già detto ai vertici dirigenziali – ha dichiarato il primo cittadino – che non siamo disponibili ad accogliere più migranti di quanti ve ne siano attualmente. Abbiamo dei progetti in programma che garantiranno condizioni migliori ad alcuni di questi ragazzi ma non possiamo pensare di trasformare Rosarno in un dormitorio per tutti gli extracomunitari della piana e di cui la piana si serve per manodopera a basso costo”.

Dopo la rescissione del contratto di locazione dell’immobile che doveva essere adibito a centro di accoglienza, quale sarà il destino dei migranti?

Stamattina mi sono limitato a definire la questione relativa all’immobile in oggetto con riferimento ai migranti che devono arrivare. Si tratta di quei posti che si utilizzano per accogliere temporaneamente gli stranieri che sbarcano. Significherebbe caricare di più il mio territorio che è già pieno zeppo di immigrati.

Lei sa quale sarà la destinazione d’uso dell’immobile?

Parliamo di un immobile privato chiuso da 15 anni, che ospitava il liceo Scientifico. Credo che rimarrà chiuso. Per me era importante che non fosse utilizzato per la questione relativa ai migranti. Per il resto è nella libera proprietà e disponibilità di un privato e ne farà quello che ritiene più opportuno.

Lei ha dichiarato che Rosarno non è più in grado di accogliere un vasto numero di immigrati. L’amministrazione comunale in quale direzione intende muoversi di fronte ad altri arrivi?

Agiremo con i pochi strumenti di cui disponiamo, spiegando alle istituzioni, sensibilizzando i comuni limitrofi, la regione Calabria che ha un’azione di regia per far sì che i migranti possano permanere su un territorio più vasto che non sia esclusivamente quello di Rosarno.

In seguito all’incontro con il ministro Alfano, è riuscito ad ottenere una maggiore attenzione da parte del Governo centrale. Che tipo di sostegno darà il Governo?

Gli aiuti del Governo si articolano in più fasi. Un sostegno immediato attraverso un contributo straordinario di natura economica in via di definizione e per questo la settimana prossima mi recherò nuovamente a Roma. È prevista inoltre la programmazione di progetti che saranno messi in campo ad un duplice fine: attenuare da un lato le sofferenze degli extracomunitari e garantire loro l’integrazione e dall’altro consentire ai rosarnesi di essere parzialmente esonerati dal disagio e dal peso sociale di sostenere una così vasta comunita’ di migranti.

Lei crede che si potrà arrivare a mutamenti positivi immediati e duraturi o c’è il rischio di riproporre delle soluzioni tampone?

Il rischio purtroppo è presente. Si tratta di una fase non semplice da gestire. Anche il prefetto è costantemente informato sulla situazione di emergenza che viviamo e gli sono molto grato per come sta gestendo la questione. Le soluzioni tampone in questa fase sono utili per porre le basi al passaggio successivo.

Ha pensato di chiedere la collaborazione dei comuni del comprensorio pianigiano?

Ne ho parlato in occasione di un’assemblea della città degli ulivi e ne ho riparlato al Governatore. Rimane inteso che si tratta di qualcosa che si deve pianificare con la regione Calabria e sono in attesa di una convocazione in tal senso.

Attualmente c’è troppa esasperazione da parte delle comunità locali da un lato e degli immigrati dall’altro. Quali pratiche intendete attuare per diminuire il divario esistente tra residenti e stranieri?

Esiste un protocollo operativo sottoscritto in Prefettura nel febbraio di quest’anno che prevede che si proceda secondo due linee di intervento: smantellare progressivamente la tendopoli di Rosarno che non garantisce condizioni di vita dignitose e costruirne contestualmente una più piccola che possa ospitare 440 persone in condizioni di dignità.
È opportuno realizzare delle azioni che in qualche modo distribuiscano la popolazione dei migranti in un territorio più vasto coinvolgendo i comuni limitrofi.

Lei pensa che l’integrazione sia solo un’utopia o una possibilità che potrebbe concretizzarsi in futuro? Se si, a quali condizioni?

Si tratta di un percorso lungo, faticoso e ambizioso ma chi governa le istituzioni ha il dovere di farlo, abbiamo tutti il dovere di tendere alla piena integrazione. Non è facile e occorrono sacrifici ma abbiamo il dovere di accogliere coloro i quali possono essere accolti. Non tutti perché non siamo nelle condizioni di poterlo fare. La mia è una comunità con Un altissimo tasso di disoccupazione, i giovani vanno via, l’agricoltura purtroppo è ferma.
L’integrazione passa anche attraverso il riconoscimento di un lavoro. Intanto il lavoro manca per i rosarnesi figuriamoci se siamo in grado di garantirlo a migliaia di extracomunitari che arrivano con la speranza di un futuro migliore ma spesso si scontrano con una realtà totalmente diversa da quella che immaginavano.

Ritiene che sia importante promuovere, nei nostri territori, la cultura all’integrazione?

I nostri territori sono già vocati alla cultura dell’ integrazione e della solidarietà. Il nostro è un popolo che ha vissuto pacificamente con gli africani da trent’anni. Oggi mancano le condizioni all’ integrazione perché manca il lavoro. Ed è questo il dato.

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