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Avrebbe favorito la latitanza di Domenico Bellocco, arrestato un 43enne di Gioia Tauro

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Questa notte i carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria, a conclusione di indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria, hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di misura cautelare in carcere personale nei confronti di un 43enne ritenuto partecipe dell’associazione di tipo mafioso quale personaggio di assoluta fiducia dei vertici della cosca Bellocco. 

Il procedimento trae origine da una complessa attività investigativa di dicembre 2019, avente ad oggetto le dinamiche di operatività della cosca Bellocco e il coinvolgimento degli indagati nelle dinamiche di operatività nella gestione della latitanza di Domenico Bellocco classe ’76, figura apicale dell’omonima sodalizio di ‘ndrangheta operante a Rosarno.

Sul destinatario della misura cautelare, residente a Gioia Tauro, ci sarebbero al momento gravi indizi di colpevolezza per il reato di associazione di tipo mafioso, commesso a partire dal mese di aprile 2020, avendo rivestito un ruolo di primo piano nella gestione della latitanza di Domenico Bellocco e, più in generale, degli affari illeciti della cosca rosarnese. 

Dalle indagini è emerso che la persona arrestata sarebbe personaggio di assoluta fiducia operativa sul territorio controllato dalla cosca, e che avrebbe assicurato una rete di protezione e di comunicazione tra i vertici, con un ruolo attivo nella realizzazione del programma criminoso della consorteria. Il soggetto in questione avrebbe assunto il ruolo di latore delle comunicazioni riservate in merito alla latitanza di Domenico Bellocco, rendendosi disponibile sia ad avvicinare le vittime di estorsione nell’interesse del sodalizio mafioso che a fungere da soggetto a cui rivolgersi per presentare richieste di protezione o assolvere al pagamento del “dovuto” estorsivo alla cosca.

A comprova del ruolo e dell’expertise lo stesso, nel corso dell’attività di indagine, avrebbe ricordato di aver fornito in più di un’occasione e per numerosi anni assistenza ai latitanti della famiglia Bellocco, compito eseguito nel migliore dei modi e senza commettere errori che avrebbero potuto condurre gli investigatori alla loro cattura. Sulla base di tali “successi”, lo stesso avrebbe palesato la volontà di monopolizzare la gestione della latitanza di Domenico Bellocco, evitando che altri potessero farlo al suo posto, ritenendoli inaffidabili. 

Al termine delle operazioni, è stato tradotto presso la Casa Circondariale di Palmi, a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.

Il procedimento è attualmente pendente nella fase delle indagini preliminari e l’effettiva responsabilità delle persone deferite, attesa la fondatezza delle ipotesi d’accusa mosse a loro carico, sarà vagliata nel corso del successivo processo. Non si escludono ulteriori sviluppi investigativi e probatori, anche in favore delle persone sottoposte ad indagini. 

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