Spettacolari lingue di fuoco hanno illuminato il centro preaspromontano di Sinopoli martedì sera, nell’intrepida attesa della celebrazione della festa di Santa Maria delle Grazie.
La “Dera” è un antico rituale che si ripropone ogni anno, richiamando centinaia di fedeli provenienti non solo da Sinopoli, ma anche dai centri limitrofi, incuriositi dai gesti esperti di chi manovra le fiaccole ed animati dalla devozione verso il culto mariano.
La fiaccolata diventa momento di condivisione e preghiera alla Madonna, la cui immagine fa il suo arrivo trionfale dinanzi alla Basilica accolta dalle dere che la precedono e donano luce al volto della Madre di Gesù, venerata nelle sue due rappresentazioni: Santa Maria delle Grazie ed Addolorata.
Le dere, o torce, rappresentano simbolicamente il popolo sinopolese e ogni anno sempre più numerosi sono i ragazzi (i Giovani Devoti) che nella fase di preparazione si avvicinano ai maestri artigiani per apprenderne l’arte e le rigorose regole per la costruzione che vengono trasmesse di padre in figlio.
La tradizione affonda le sue radici nella Grecia antica, agli albori della fondazione di Sinopoli (Xenopoleis).
L’evento è inoltre l’occasione per visitare uno dei gioielli nascosti della Calabria, i resti della Chiesa di San Giovanni di Dio, costruita dagli Agostiniani Osservanti che, giunti a Sinopoli negli anni ’20 del XIX secolo dalla Comunità di S. Carlo alle Mortelle di Napoli e poi allontanatisi a seguito delle leggi unitarie, la lasciarono incompiuta.
Da qui si sono mosse le dere ed il quadro raffigurante la Vergine, giungendo sino alla Basilica: nello stesso luogo, dopo una Santa Messa celebrata all’aperto, si sono tenuti il tradizionale ballo del Camijo ed uno straordinario spettacolo pirotecnico.
Chi ha vissuto la manifestazione di ieri sera ha certamente notato gli occhi lucidi sui volti dei portatori delle dere, attratti dalla bellezza del momento e dalla fede, segno di rinascita dalle tenebre in una terra spesso dimenticata.