RIZZICONI – Le parole di don Luigi Ciotti (guarda il suo intervento) hanno cancellato qualsiasi nuvola sul cielo di Rizziconi. Il numero uno di Libera nel suo intervento ha voluto chiarire che il problema delle mafie in Italia non è legato solo alla Calabria, alla ‘ndrangheta, ma è un caso nazionale e, per risolverlo, bisogna partire da Roma, dal Parlamento, dalle leggi contro la criminalità.
Il segnale di lotta alle mafie è comunque partito dal campo di Rizziconi, da quel terreno che doveva essere una discarica per i boss e che, invece, da oggi, rappresenta l’emblema del cambiamento. Passeggiando, ieri sera e questa mattina, per le strade del paese, però, le voci della gente diventavano sempre più assordanti perchè la comunità non si è sentita protagonista dell’evento, non vi ha partecipato né fisicamente (per ragioni di spazio in un campetto di calcio); né moralmente. “è solo una passerella di una giornata – diceva qualcuno per le vie della cittadina pianigiana – noi non ci siamo, i nostri ragazzi non ci sono, la mia associazione non ha potuto partecipare, non ha ottenuto alcun permesso”.
La Calabria è una terra difficile, questo lo sa bene chi lavora tutti i giorni in questa realtà. È vero, la comunità di Rizziconi non ha partecipato all’iniziativa, è rimasta nell’ombra, non ha potuto portare le sue istanze; ma è anche vero che, secondo quanto ha affermato Francesco Forgione, già presidente della commissione parlamentare antimafia, “questo è un punto di partenza e non di arrivo”.
Proprio Forgione, assieme a don Luigi Ciotti, avevano partecipato nel 2007, ad una prima inaugurazione del campetto, capitanando le due squadre che si sono sfidate. “La lotta alla mafia è un qualcosa di ordinario, che si deve fare tutti i giorni” insisteva ancora gran parte della gente che abbiamo incontrato prima dell’allenamento. Ma, d’altra parte, la sensibilità dimostrata dalla Nazionale (guarda la galleria fotografica) del ct Prandelli non va sottovalutata. Così come non va sottovalutato l’impegno di Libera, dei ragazzi della Valle del Marro e di altre associazioni impegnate sul territorio. Per un giorno, nonostante il cono d’ombra che ancora avvolge questa regione, i riflettori si sono accesi su un piccolissimo comune della Piana, sulla Calabria, su una parte sana della Calabria che ha voluto dare un calcio alla ‘ndrangheta. Al di là dei rappresentanti politici presenti, quelli locali (fra cui spiccavano il sindaco di Rosarno Elisabetta Tripodi, di Polistena Michele Tripodi e il presidente di città degli ulivi e sindaco di Scido, Giuseppe Zampogna), quello che è passato è un messaggio di legalità senza se e senza ma.
Il calcio è anche aggregazione e “dare un calcio alla ‘ndrangheta” ha significato non confondersi in quello sport che nella Piana ha visto protagonisti anche i boss in passato, come nel caso dell’Interpiana e della squadra di Rosarno. Presenti pure i politici provinciali e regionali e l’acclamatissimo Peppe Scopelliti, che dopo avere svelato le sue doti di dj e intrattenitore, è stato accolto con un grande applauso dai ragazzi delle scuole presenti alla manifestazione. Contro la mafia, ha ragione don Luigi Ciotti, non si schierano colori o partiti politici. Giusta la partecipazione del governatore, meno interessante la solita retorica del “noi ci ribelliamo alla mafia”. Embè, concretamente?
Angela Corica