Di Antonino Casadonte – Una giornata dedicata al ricordo, affinché il passato non venga mai dimenticato ma al contrario serva da insegnamento per il futuro: è stata questa l’idea che ha spinto MUSA, l’associazione studentesca presieduta da Francesca Pisani, con sede all’Università “Mediterranea” di Reggio Calabria, a organizzare un incontro molto significativo in memoria delle vittime innocenti di mafia.
Nella splendida cornice di Palazzo Zani, nella Città dello Stretto, l’associazione MUSA ha accolto e interpellato, con l’aiuto della moderatrice e studentessa della Facoltà di Giurisprudenza Francesca Aguì, vari esperti sull’argomento e testimoni che hanno voluto raccontare la loro storia.
Tra i presenti intervenuti alla conferenza ci sono il direttore del Dipartimento Digies, professore Daniele Cananzi, il docente di Economia della criminalità, professore Angelo Gaglioti, l’esponente di Libera, l’associazione contro le mafie, e fondatore della cooperativa sociale “Valle del Marro”, professore Sergio Casadonte e infine la professoressa Carmela Ferro.
Il primo a prendere la parola è stato il direttore Cananzi, che dopo i saluti istituzionali ha sottolineato l’importanza dell’incontro “Memoria e impegno”, soprattutto per le nuove generazioni. In secondo luogo, è intervenuto il professore Gaglioti, che ha spiegato alcuni aspetti relativi alla ‘Ndrangheta, come ad esempio le sue attività illecite e il concetto di famiglia, considerata da sempre come vero e proprio fulcro dell’intera organizzazione criminale. In seguito, è stato il turno del professore Sergio Casadonte, che ha illustrato il funzionamento di Libera, associazione fondata nel 1995 e presieduta da Don Luigi Ciotti, e della cooperativa sociale “Valle del Marro”, da lui stesso ideata, e ha messo in evidenza il lavoro di contrasto alla mafia svolto ogni giorno dai numerosi soci.
Infine, grande commozione per l’intervento finale da parte della professoressa Carmela Ferro, il cui compagno Giuseppe Valarioti fu assassinato dalla ‘Ndrangheta a Nicotera l’11 giugno del 1980. Valarioti era nato a Rosarno nel 1950 e negli anni, oltre ad essere un docente molto capace, si era affermato come politico di spicco della Piana di Gioia Tauro, in quanto fu anche dirigente del Partito Comunista Italiano. La professoressa Ferro, emozionata, ne ha ricostruito la storia e ricordato i momenti che hanno preceduto e seguito l’omicidio. Un delitto che l’ha inevitabilmente segnata.
Tuttavia, la docente ha spiegato che per lei è importante parlare della storia del suo Giuseppe, in particolare con i giovani, innanzitutto perché richiamare quell’episodio fa capire quanto la mafia sia senza scrupoli e rappresenti il male della nostra splendida terra, ma soprattutto perché con l’esempio del compagno, ci tiene a ribadire per l’ennesima volta che la mafia va combattuta ogni giorno e che bisogna saper scegliere il lato giusto in cui stare.
Un’iniziativa, quella promossa da MUSA, molto bella e che dà speranza per il futuro. La speranza che ognuno di noi, a partire dalle nuove generazioni, possa dare il proprio contributo per sradicare dal nostro territorio quel nemico, alle volte invisibile altre volte meno, che è la mafia. Un parassita da eliminare con tutti gli sforzi possibili, affinché il sacrificio delle vittime innocenti, come Giuseppe Valarioti, non sia stato vano, ma sia stato fondamentale per cambiare una volta per tutte quella mentalità deviata che ha spesso offuscato i valori e le bellezze della nostra amata Regione.