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Massiva attività di estorsione e assenza di denunce: così la ‘ndrangheta si è presa il territorio

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«È un’indagine per la quale, dal nostro punto di vista, ci sono non gravi indizi di colpevolezza ma prove. I risultati sono stati ottenuti grazie alle intercettazioni telefoniche, ambientali e telematiche. Parlo di prove e non di gravi indizi perché il corpo dei capi di imputazione contestato agli indagati è rappresentato dalla voce degli attori protagonisti, la voce degli arrestati di questa notte, oltre, naturalmente, ai riscontri fatti sul piano oggettivo, con fotografie e pedinamenti».

Lo ha detto il Procuratore della Repubblica di Catanzaro, Nicola Gratteri, incontrando i giornalisti per illustrare i particolari dell’operazione contro la ‘ndrangheta del vibonese che ha portato all’arresto di 56 persone.

L’indagine è durata due anni, ha spiegato il procuratore, ed è incentrata su un sistema capillare e sistematico di controllo di tutte le attività alberghiere e turistiche della costa tirrenica della provincia di Vibo, con epicentro a Tropea e territorio limitrofo.

«Qui – ha aggiunto Gratteri – la ‘ndrangheta controllava e chiedeva la tangente per qualsiasi tipo di attività che riguardava le strutture alberghiere: dai trasporti con gli autobus alla fornitura di generi alimentari e perfino il controllo del porto di Tropea. Abbiamo documentato anche le tangenti mensili. C’erano imprenditori che dovevano pagare circa 20mila euro al mese».

A proposito della PA, Gratteri ha spiegato le connessioni che portano fino in Germania dove attraverso la compiacenza anche di enti pubblici, funzionari ora in pensione hanno «facilitato questo business, questo affare per ottenere contributi regionali che poi erano contributi provenienti dalla Comunità europea».

Per la prima volta, in questa circostanza, è entrato in azione il Sisco (Sezione investigativa sistema centrale operativo), una struttura dello Sco che si occupa di criminalità organizzata la cui operatività è stata attivata dal 16 gennaio scorso. Il procuratore Gratteri ha spiegato che il Sisco corrisponde a quella che un tempo era la Criminalpol che venne sciolta con decreto parecchi anni fa, quando era ministro degli Interni Giorgio Napolitano.

Nel corso della conferenza stampa, il Prefetto Francesco Messina ha aggiunto: «Gli esiti di questa indagine rivelano la massiva attività di estorsione caratterizzata dall’assenza di denunce da parte degli imprenditori e la capacità da parte delle cosche di possedere il territorio».

Messina, sottolineando la forza della ‘ndrangheta sia da un punto di vista militare che economico, come testimoniato anche dall’entità del sequestro (250 milioni di euro di valore), ha definito “enorme” l’accumulo di beni materiali e immobiliari in particolare da parte delle cosche spiegando che «la criminalità va affrontata non solo da un punto di vista militare ma vi deve essere la contemporaneità dell’attacco anche al potere economico dei clan».

Dall’indagine, ha poi evidenziato il Capo dell’Anticrimine, emergono profili «che riguardano la Pubblica amministrazione, così come casi di investitori stranieri costretti a venire a patti con le consorterie».

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