Esiste una tendenza, molto in uso soprattutto da parte di chi fa politica, per cui chi scrive una notizia scomoda lo faccia inventando tutto di sana pianta al fine di danneggiare l’immagine del politico di turno o della città che questi rappresenta.
E se fino a un ventennio fa circa il disappunto verso la notizia poco gradita avveniva al bar, davanti a una tazzina di caffè, o rimaneva circoscritta al gruppo di amici che ne discutevano, più di recente la pratica di servirsi delle reti social per esprimere la propria opinione ha cambiato la portata della critica, amplificandola al massimo.
I giornalisti, nello scrivere le notizie, hanno a disposizione un ampio numero di fonti che vanno dall’agenzia di stampa alla fonte istituzionale, dalla testimonianza diretta alla fonte confidenziale e via dicendo.
Quando un ente regionale, che sia a noi gradito o meno, diffonde con numeri alla mano un dato che il giornalista ritiene essere rilevante, è una fonte autorevole a parlare e il giornalista di essa si deve fidare; così come quando a diffondere una notizia è un sindaco, un presidente di regione o di provincia: sono fonti autorevoli e il giornalista di esse si deve fidare.
Viene a questo punto da domandare a chi crede che le notizie vengano montate ad arte, per quale motivo un giornalista dovrebbe ritenere affidabile la voce di un amministratore che smentisce una notizia, e falsa – quindi non degna di credibilità – la voce di un ente istituzionale? Perché i cittadini dovrebbero credere al primo e non al secondo?
Forse perché la notizia data da un ente istituzionale non è delle migliori e in qualche modo colpisce la stabilità di una amministrazione, gettando ombre sull’operato di chi governa una comunità. Dinanzi a questo genere di notizia, un amministratore può decidere se smentire quanto riportato da un giornalista che si è rifatto a una fonte autorevole, ricordando che “una smentita è una notizia data due volte“, o rimanere in silenzio e osservare come la situazione si evolve.
Indipendentemente dalla scelta, nessuna persona dotata di buon senso dovrebbe lasciarsi andare a commenti poco ortodossi, ma mostrare rispetto, specie se riveste un ruolo politico di rappresentanza o governo.
I giornalisti di questa testata svolgono il loro lavoro con serietà, passione e dedizione, nell’ottica di garantire il pluralismo che è uno dei principi del giornalismo che contribuisce alla formazione di una corretta opinione pubblica, dando spazio a chi abbia qualcosa di interessante da comunicare, consapevoli del fatto che non esistono verità assolute e che non v’è una parola che vale più dell’altra, ma che la verità di ciò che si dice va dimostrata.
Lo hanno sempre fatto e continueranno a farlo.