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La guerra dentro e fuori: Delirio a Due ed il dramma dell’uomo che non sa comunicare

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C’è qualcosa di più atroce e crudele di una guerra? Qualcosa di più folle, di più disumano? Esista al mondo qualcosa minimamente paragonabile all’orrore generato dalle bombe che devastano e uccidono, e da un uomo armato che uccide un suo simile?

Probabilmente no. La guerra è senza dubbio la più grande tragedia che possa esistere, perché toglie vite e se non uccide stravolge. In peggio, in negativo. Rende gli esseri umani nemici, li trasformi in persone brute e sterili.

Eppure sì, forse esiste qualcosa di tanto orrendo quanto la guerra combattuta con armi e bombe. E’ la guerra che gli uomini si fanno senza esplodere un colpo, senza armi in mano. E’ la guerra dell’indifferenza, generata da una eterna insoddisfazione, dall’egoismo, dall’incapacità di vedere nell’altro un amico, un amante. Un essere umano.

Il tema dell’incomunicabilità dell’uomo moderno è stato portato in scena a Palmi dall’associazione Proagòn con “Delirio a Due” di Eugène Ionesco. Il cast artistico, composto da Andrea Militano e Sabrina Esposito (registi e protagonisti dell’opera), Vincenzo Barilà, Alessandra Militano, Gaia Riotto, Luciano Vizzari, Giovanna Cartisano, Antonino Nucifora, Bruno Franco e Domenico Parisi, ha voluto interpretare con un pizzico di ironia, il dramma dell’uomo figlio del nostro tempo, vittima della solitudine e del pessimismo.

L’associazione Proagòn ha voluto devolvere parte del ricavato in favore delle popolazioni colpite dalla guerra, donando ad Enzo Infantino, volontario palmese impegnato nel sostegno ai profughi siriani, una quota a sostegno del progetto di costruzione di una scuola in un campo profughi in Grecia.

Lui e Lei vivono chiusi in un interno e provano a sopravvivere al caos che non regna solo all’esterno. Ci provano, o forse no, neanche ci provano; non ci riescono. Tutto ciò che riescono a fare, è farsi del male continuo l’uno all’altra.

Un senso di paura e sospetto reciproco caratterizza le loro vite; le loro giornate le trascorrono chiusi in casa, a discutere di cosa siano una chioccia ed una tartaruga, di come stavano meglio prima di conoscersi e di come l’uno risulti all’altro noioso.

Non riesce a renderli umani neanche l’orrore della guerra, neanche il pianto di una bambina che ha fame, né la disperazione di sua madre che rovista ovunque per cercare un tozzo di pane da far mangiare alla figlia.

E’ guerra fuori ed è guerra dentro. Fuori cadono le bombe, esplodono colpi di armi da fuoco che rompono vetri e portoni. Si sentono le urla disperate di chi tenta di mettersi a riparo. Ma dentro… dentro non va meglio.

Lui e Lei, ovvero noi tutti inquilini di questo mondi pervaso dalla paura e dall’egoismo, continuano a farsi la guerra per una finestra chiusa che non fa passare l’aria, e subito averla aperta blaterano per il troppo freddo.

Trasmettono angoscia, pena, inquietudine, affannati come sono a trovarsi i difetti a vicenda, a rimpiangere il proprio passato. A parlare senza ascoltare, senza ascoltarsi perché concentrati suoi propri problemi, senza capire che il vero problema risiede nella mancanza del più nobile dei sentimenti, l’amore.

“La coscienza può fare grandi cose, ma solo l’amore ci salva”.

 

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