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Gli studenti del “Pizi” protagonisti di un processo simulato sul cyberbullismo

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Per il terzo anno consecutivo, l’Istituto d’Istruzione Superiore “Nicola Pizi” di Palmi ha aderito al Progetto “Ciak. Un processo simulato per evitare un processo vero”, giunto alla sua quinta edizione.

«In tempi in cui parlare di bullismo e di cyberbullismo non è mai troppo, bisogna assolutamente aderire a proposte di similari progetti educativi che mettono in gioco direttamente i giovani in ruoli realmente vissuti da terzi; queste attività, infatti, trasmettono messaggi di tutela e salvaguardia della propria privacy e di quella altrui, oggi gravemente a rischio per la facilità con cui i social network consentono, anche ai minori, di veicolare foto e video spesso molto compromettenti».

La dirigente scolastica Maria Domenica Mallamaci, promuovendo la partecipazione al progetto ideato dal Tribunale per i Minori di Catanzaro, così si esprime a proposito del positivo esito della performance finale che gli studenti di terza classe del Liceo Classico e Scientifico hanno simulato giorno 23 Febbraio presso il Tribunale dei Minori di Reggio Calabria.

«Non bisogna dimenticare mai che ciò che si pubblica sul web resta per sempre e può danneggiare in maniera incontrovertibile la reputazione di soggetti terzi, spesso causando, nelle vittime, scelte di soluzioni senza più ritorno». Con queste parole il giudice Sebastiano Finocchiaro, prima di dare inizio alla simulazione finale nell’aula del Tribunale, ha introdotto gli studenti sulla finalità del progetto.

L’attività generale promossa nelle scuole è curata e gestita dall’Associazione “Ciak – Formazione e Legalità” di cui è presidente l’avvocato Roberta Mallamaci che, come di consueto, ha svolto incontri formativi con gli studenti nelle aule scolastiche per parlare di Legalità, tracciando un excursus sull’istituzione del primo Tribunale dei Minori e sulla storia della Giurisprudenza in ambito minorile: «Dall’epoca fascista in poi, il sistema giudiziario italiano ha preso a cuore la difesa dei minori che abbiano compiuto un reato: non più da chiudere dietro le sbarre, come criminali incalliti, ma garantendo loro la possibilità di “capire” di avere sbagliato, di pentirsi e di scegliere se voler intraprendere una nuova vita sociale, nel rispetto della libertà di tutti e di ciascuno»; quindi, al minore che abbia commesso un reato anche grave, è garantito, purché sia lui a volerlo, un periodo di Messa Alla Prova che ha lo scopo di farlo pervenire al vero pentimento e al “perdono” delle famiglie offese che hanno compreso il vero ravvedimento del reo minorenne. Per molti Stati, l’Italia è, infatti, come ha affermato Roberta Mallamaci, un punto di riferimento per la legislazione di ambito minorile.

All’attività promossa dal Tribunale di Catanzaro ha aderito il CCS; vi collabora anche l’Ufficio Scolastico Regionale e il CO.RE.COM. nella persona del Presidente Giuseppe Rotta che, a breve, incontrerà gli alunni per parlare di cyberbullismo nei linguaggi delle varie forme di comunicazione.

Gli studenti, al di là della simulazione e dell’impegno che comporta ogni attività di recitazione,  come questa che li ha visti coinvolti nella messa in scena del copione “La tavernetta”,  hanno compiuto un percorso di interiorizzazione del messaggio primo del Progetto, che è quello di lasciarsi educare all’uso consapevole degli strumenti telematici e dei social network a tutela di sé e dell’altro.

Referente del progetto è la docente Marilea Ortuso, mentre la docente Maria Bonfiglio è la collaboratrice.

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