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Emergenza Calabria: dalla sanità all’ambiente la regione sta morendo

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Emergenza sanità. Emergenza occupazione. Emergenza viabiltà. Emergenza ambiente. Emergenza rifiuti. Emergenza mare sporco. Emergenza. Emergenza e ancora emergenza.

Benvenuti in Calabria, terra dove i diritti (alla salute in primis) sono lussi, dove la distanza della politica dalla realtà e dalla quotidianità è siderale, dove i cittadini non sanno più a chi o cosa credere e decidono di fare le valigie andare via, perché sanno che per quanto dura possa essere la vita lontano dalla propria casa, altrove ha comunque delle garanzie.

In questa estate su cui sta per calare il sipario, abbiamo visto la politica gioire e festeggiare per un evento significativo, il 50° del ritrovamento in mare dei Bronzi di Riace, anniversario che ha richiamato l’attenzione di media e turisti da ogni parte d’Italia; l’abbiamo vista – la politica – festeggiare per le prime pagine delle riviste internazionali dedicate alla Calabria, incoronata regina dell’estate 2022 (insieme ad altre 3-4 regioni d’Italia) e esultare per i droni mandati a “catturare” chi appicca incendi.

E l’abbiamo vista, sempre la politica, aprire discariche, votare il raddoppio dell’inceneritore di Gioia Tauro e depotenziare la sanità, privando gli ospedali di medici e infermieri.

Sono giorni frenetici questi, giorni in cui i cittadini della Piana di Gioia Tauro si stanno mobilitando, chiedendo più attenzione ai loro diritti e tutela della salute che passa dall’attenzione verso lo stato di salute dell’ambiente e da una sanità capace di dare risposte concrete e serie.

Nelle sere scorse, a Palmi, si è svolta un’assemblea davanti a piazza Municipio, alla quale hanno preso parte anche alcuni rappresentanti delle istituzioni, per chiedere lo stop della discarica di Melicuccà, di recente aperta. C’erano il senatore Giuseppe Auddino, il consigliere regionale Giuseppe Mattiani, gli assessori del comune di Palmi Alessandro Riotto e Giuseppe Magazzù.

Ieri, poi, la protesta si è spostata dinanzi a palazzo Campanella, a Reggio Calabria, sede del consiglio regionale; qui alcuni cittadini hanno esposto dei cartelli di protesta contro l’apertura della discarica di Melicuccà, durante lo svolgimento dei lavori del consiglio. La paura dei cittadini, nonostante siano stati eseguiti rilievi ed esami da parte di tecnici incaricati dalle istituzioni, è che possa verificarsi la contaminazione della sorgente Vina che serve diversi comuni del reggino, tra cui Palmi.

Un anno fa il sindaco di Palmi, Giuseppe Ranuccio, ha presentato un ricorso verso l’ordinanza di apertura della discarica disposta dalla città metropolitana e ha chiesto alla regione un intervento risolutivo.

La sensazione che però ha la città è di una politica sorda alle sue richieste: a nessuno, a nessun livello, sembra interessare che gli ospedali chiudono e quelli che restano aperti sono senza personale medico; che i rifiuti ci stanno sommergendo e non esiste un piano in grado di garantire un servizio di qualità e che la Calabria si sta spopolando perché rimanere significa dover vivere una vita in piena emergenza.

Ma le emergenze si chiamano così perché hanno una durata temporale breve, sono circostanze impreviste che si verificano una tantum. Ovunque ma non qui, non in Calabria. In Calabria l’emergenza è la quotidianità e se la politica dopo tutto questo tempo non lo ha capito, allora è evidente che c’è un problema nella politica.

Ha senso, oggi, fare battaglie di comodo o di campanile, fare leva sul populismo con proclami, inaugurare pensiline e aree gioco per i bambini se poi intorno c’è il deserto?

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