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Calenda in Calabria stuzzica la politica regionale. «Non ha esperienza amministrativa e gestionale»

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Il Ponte sullo Stretto, il porto di Gioia Tauro, la necessità di una classe politica ben formata e competente e un focus sulle future possibili alleanze in un nuovo Governo.

Mette tanta carne sul fuoco il leader nazionale di “Azione”, Carlo Calenda, accolto ieri pomeriggio a Reggio Calabria in una sala con oltre 200 partecipanti, tappa di un tour tra Sicilia e Calabria che si concluderà oggi a Catanzaro.

Insiste tanto sul concetto di capacità amministrativa gestionale, dote che un politico che fa gli interessi della propria gente, del proprio territorio, non può non avere. «Azione incontra i cittadini per spiegare loro che la capacità amministrativa gestionale è il tema principale – dice il segretario – Ho dedicato la mia vita al mondo delle aziende, dove ho lavorato a lungo, poi ho fatto il viceministro ed il ministro e so benissimo che se si lavora dodici ore al giorno le accadono».

In Calabria con l’obiettivo di accrescere il numero di iscritti ad “Azione”, Carlo Calenda, accolto dal neo segretario regionale Fabio Scionti, ex primo cittadino di Taurianova, e dal sindaco metropolitano facente funzioni, Carmelo Versace, parla ai tanti presenti di temi e nazionali, e strettamente legati al territorio, come la questione trentennale del Ponte sullo Stretto.

«Se sono favorevole? – si domanda Calenda – Sì, dico che il Ponte sullo Stretto va fatto. Se i soldi ci sono, che si faccia ma che non se ne parli ancora all’infinito. Facciamo il ponte, che richiede un tempo di lavoro certamente non breve, ma nel frattempo facciamo anche altro: mettiamo mano alle strade ad alle autostrade, creiamo le condizioni affinché l’Alta Velocità arrivi in Calabria in condizioni adeguate. Spendiamo quel miliardo e più di euro di fondo europeo che serve a dare linfa nuova a questa regione».

Tornando alla capacità amministrativa gestionale, Calenda ha rimarcato con un velo di amarezza che «la Calabria ad oggi non è in grado di produrre una proposta articolata sul PNRR. Il vero rischio è che quei soldi, qui, non arriveranno mai».

Dopo il Ponte sullo Stretto, è la volta del Porto di Gioia Tauro.

«A Gioia Tauro la situazione è decisamente migliorata rispetto alla condizione di abbandono in cui era. Gioia Tauro, però, ha un’identità propria: io non credo che possa competere con i porti del Nord o addirittura sostituirli, perché i porti del nord sono più vicino allo sbocco dell’Europa continentale – spiega Calenda – Il Porto di Gioia Tauro, al contrario, deve trovare un’attività specialistica, come possono essere il carenaggio e i grandi lavori».

Durante l’incontro con la stampa tenutosi poco prima, Calenda ha lasciato intendere che con ogni probabilità oggi, a Catanzaro, Azione potrebbe annunciare il nome del candidato a sindaco.

Un passaggio, poi, sulla politica nazionale e sulle alleanze con i partiti. «Azione è pronta a dialogare con chi vuole fare – dice il segretario – Vedrei bene una larga coalizione a sostegno di un rinnovato impegno di Mario Draghi dopo le prossime elezioni. Una cosa però è certa: se ci saranno i Cinquestelle ed i movimenti anti europei, sovranisti e populisti, Azione non ci sarà. Azione non può stare insieme a chi non vuole i rigassificatori, non vuole che si metta mano alle infrastrutture che farebbero crescere il paese, non vuole che si spendano bene i soldi che l’Europa destina alla crescita dell’Italia».

Infine un passaggio sulla guerra in Ucraina e su Putin. «Se noi non fermiamo Putin su questa invasione, c’è il rischio di doverlo fermare domani con altri mezzi, in altre parti – dice Calenda – L’invasione dell’Ucraina è, a mio avviso, frutto anche di una debole risposta dell’Occidente all’annessione della Crimea: quando i dittatori capiscono che possono andare avanti senza problemi, allora diventano sempre più un problema per tutti». Quanto al “nulla di fatto” al termine degli incontri di ieri, Calenda commenta: «Non mi aspettavo niente di più. Putin ha chiarito che fin quando tutti gli obiettivi strategici non saranno raggiunti, costi quel che costi, andrà avanti. Dopodiché bisognerà vedere quanto ciò gli costerà, sia in termini di rischio per un default russo che ormai è imminente, sia perché il popolo ucraino si sta difendendo bene dal nemico».

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