Con un comunicato toccante e lucido, la Provincia Italiana della Congregazione dei Figli dell’Immacolata Concezione (PICFIC), ente gestore della storica Comunità Luigi Monti di Polistena, ha annunciato la possibile chiusura dei servizi educativi rivolti ai minori. Un colpo durissimo per il territorio e per l’intero sistema di tutela dei diritti dell’infanzia.
La decisione arriva dopo anni di crescente instabilità e gravi ritardi da parte delle istituzioni competenti, in particolare dal 2020, quando è stata attuata la legge quadro 328/2000 attraverso la legge regionale 23/2003 e la DGR 503/2019. Le nuove procedure burocratiche avrebbero dovuto garantire trasparenza e qualità, ma secondo PICFIC, hanno reso impossibile proseguire con dignità e sostenibilità economica.
Da oltre novant’anni, la Comunità Luigi Monti è punto di riferimento per minori affidati dall’Autorità Giudiziaria, offrendo un ambiente sicuro e rispettoso. Eppure, negli ultimi cinque anni, si sono accumulati ritardi “inaccettabili” nei pagamenti da parte della Pubblica Amministrazione, compromettendo la regolarità contributiva e, soprattutto, la retribuzione del personale.
Il comunicato evidenzia un paradosso etico: operatori qualificati e dediti non possono essere lasciati senza stipendio per mesi, né i fornitori minacciati o spinti ad agire legalmente per ricevere quanto dovuto. “Non possiamo accettarlo,” scrive con fermezza la Congregazione, evidenziando come la situazione umiliante colpisca un Ente religioso il cui fine è servire il bene pubblico, non affrontare litigi contabili.
Il confronto con altre regioni è impietoso: lì dove la legge 328 è operativa da tempo, le strutture assistenziali funzionano con programmazione e regolarità. In Calabria, invece, regna l’incertezza, rimpalli istituzionali e mancanza di risposte concrete.
L’appello si conclude con una richiesta urgente di cambiamento: smettere di considerare le politiche sociali come residuali e cominciare a valorizzarle come strumenti di promozione dei diritti e della dignità umana.
Se la Comunità dovesse chiudere, affermano con amarezza, “non saremo noi a lasciare”, ma sarà l’insensibilità di chi non ha risposto a cacciarci.
